16/07/17

Il Reiki per i caregivers

“Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te ...” (Franco Battiato). Facile a dirsi, più complicato a farsi. Questo articolo è dedicato proprio a loro, al popolo dei caregivers (letteralmente dall’inglese, “colui/colei che offre cura”) e cioè a tutte quelle persone che assistono una persona gravemente ammalata (spesso affetta da patologia cronico-degenerativa e oncologica). Il caregiver, che spesso è una donna, può essere di 2 tipi: informale o formale. Nel primo caso si tratta di persone che in ambito domestico/familiare (ma non necessariamente perchè possono essere anche amici) assistono un familiare a titolo gratuito. Nel secondo caso invece il caregiver è "istituzionale" e svolge una vera e propria attività codificata: un lavoro pagato in alcuni casi (badanti, assistenti, accompagnatori, operatori sanitari) o un'attività di volontariato. Per la mia storia personale e per le attività che svolgo conosco ormai da anni l'ambito della malattia con tutte le dinamiche connesse, compresa quella relativa al caregiving (io stessa lo sono stata e lo sono tutt'ora sia in ambito informale che formale). Mi rendo perfettamente conto, quindi, di quanto una tecnica come il Reiki, possa portare conforto ai caregivers, soprattutto a quelli familiari. Vediamo i motivi......

Quando una persona cara diventa malata cronica o terminale capita che sia proprio il caregiver più vicino a diventare il malato silenzioso, sperimentando un senso di esaurimento, frustrazione, disperazione. Spesso accudire qualcuno con difficoltà, comporta grossi costi affettivi, emotivi ed economici e può portare a limitazioni del tempo dovendo, così, rinunciare a molti impegni personali, compreso il lavoro. 

Nel 2009 la ricercatrice Elizabeth Blackburn ha vinto il Premio Nobel per la Medicina con uno studio che ha scientificamente dimostrato come lo stress al quale sono sottoposti i caregiver familiari riduce le loro aspettative di vita dai 9 ai 17 anni rispetto al resto della popolazione.
Vi sono molti studi e statistiche statunitensi sull’accudimento, ad esempio il “Caregiving Appraisal Scale” di M. Powell Lawton, Miriam Moss, Christine Hoffman e Margaret Perkinson (2000), che sonda i sentimenti e il vissuto dei caregivers. E ciò che emerge è che il caregiver prova rabbia, stanchezza, senso di colpa (per il timore di non essere adeguato al compito), o percezione di una propria supposta e percepita “inutilità”.
In maniera molto semplice e diretta la tensione del caregiver è facilmente manifestabile anche sul piano fisico (già provato dalle incombenze pratiche) ed è quindi più facile trovare in questi soggetti problemi gastrici, mal di testa, dolori dovuti magari anche alle manovre pesanti che attuano, e tutta una serie di disfunzioni immunitarie e problematiche che spesso derivano anche dal non avere tempo e risorse per poter curare se stessi.
Dal punto di vista strettamente psicologico sono i sintomi depressivi e i problemi d’ansia il vissuto più diffuso nel caregiving, fattori che comunque dipendono da alcune variaibli: l’età (un giovane è più in grado di gestire e maneggiare la cura quotidiana); lo stato socio-economico (chi ha più denaro può meglio organizzarsi e talvolta delegare alcune incombenze); la capacità di reperire informazioni del caregiver (più si può capire e comprendere più si ha la sensazione di aver un minimo di controllo sulla situazione).


Se sei un familiare o un amico/a che assiste una persona ammalata è molto probabile quindi che tu ti accorga di alcuni segnali tipici:
  • Hai molto meno energia di una volta
  • Ti becchi ogni malanno ed influenza che c'è in giro
  • Sei costantemente esaurito anche dopo aver dormito o fatto una pausa
  • Trascuri le tue esigenze sia perché sei troppo occupato ma anche perchè ti interessano di meno
  • La tua vita ruota attorno alla cura ma questo non ti porta grande soddisfazione
  • Hai difficoltà a rilassarti e riposarti anche quando lo potresti fare o è disponibile un aiuto
  • Sei sempre più impaziente e irritabile con la persona di cui ti stai occupando 
  • Ti senti impotente e senza speranza
Gli effetti negativi dello stress a cui è sottoposto un caregiver possono portare alla vera e propria Sindrome di Burnout.

Essere caregiver insomma è una grande responsabilità e può comportare enorme fatica, per questo mantenere alto il proprio umore e cercare di preservare la propria salute ed uno stato di benessere è indispensabile per poter essere il miglior aiuto. Una tazza vuota non può dissetare gli altri.

Cosa può fare il Reiki in questi casi?

Il Reiki può davvero rappresentare uno strumento utile grazie anche alla sua caratteristica più peculiare: poter essere contemporaneamente sia una pratica personale per il proprio benessere e per contrastare il burnout, che una tecnica da utilizzare per alleviare le sofferenze delle persone care a cui stiamo vicino. Non esistono in effetti moltissime tecniche con le quali riuscire ad ottenere entrambi questi obiettivi.
Al di là dei risultati e benefici che è possibile ottenere sia su di sè che sul proprio caro ammalato, il maggiore vantaggio di utilizzare il Reiki in questi casi riguarda soprattutto il concetto di empowerment: la capacità personale di padroneggiare una situazione.
Col termine empowerment si intende un processo di crescita e di autoaffermazione conseguito attraverso la presa di coscienza di sé, dei propri diritti e bisogni, finalizzato a far emergere le risorse latenti di ciascun individuo affinché possa disporre consapevolmente del proprio potenziale. 
Il Reiki diviene un modo per prendersi cura di sè, volersi bene, migliorare il proprio benessere.
Dall'altro lato il senso di impotenza che spesso è associato all'assistere una persona gravemente ammalata (soprattutto quando la patologia è cronico-degenerativa od oncologica in stato avanzato) può innescare un dis-empowerment che il Reiki può notevolmente alleviare. Avere uno strumento semplice, versatile e sempre a portata di mano per portare sollievo all'altro offre al caregiver la possibilità di sentirsi realmente utile e di poter far qualcosa anche in situazioni spesso disperate dove non resta da fare molto (per esempio nell'accompagnamento alla morte).

Cosa può fare quindi un caregiver e come può utilizzare il Reiki?

La soluzione migliore rimane quella di frequentare un Corso Reiki per rendersi autonomi e poter così realizzare auto-trattamenti a se stessi e trattamenti ai propri cari. Rispetto a questo è molto interessante lo studio pilota relativo ad un programma di formazione Reiki per i caregiver familiari di giovani pazienti ricoverati in ospedale ed il racconto della Master Reiki Judy McCracken che, con la sua organizzazione, si è dedicata alla strutturazione di Corsi Reiki specifici per i caregivers.
Se il caregiver non se la sente, non ha tempo oppure il corso da frequentare non è immediatamente disponibile, può ricevere dei Trattamenti Reiki. Questa opzione risulta preziosa soprattutto se siamo in presenza di una situazione "d'emergenza" (il burnout è ormai vicino o già presente) ed occorre correre il più velocemente possibile ai ripari (adottando ovviamente ogni altro strumento, terapia ed azione necessaria oltre al Reiki). 
Un'altra opzione possibile è anche quella di sfruttare la possibilità di effettuare Trattamenti a Distanza da aggiungere a quelli in presenza o da sostituire ad essi se manca il tempo materiale. Occorre tener presente in ogni caso che il trattamento in presenza assume anche un significato simbolico molto forte da non sottovalutare per un caregiver: staccare e prendersi del tempo per sè. Per questo motivo è importante utilizzare i trattamenti a distanza più come "dosaggi" ulteriori che come sessioni sostitutive di un trattamento standard.
Il Trattamento Reiki chiaramente può essere molto utile anche a prevenire il peggioramento della situazione evitando di arrivare a "bruciarsi". Con il Reiki si sa, prima si inizia la pratica più è facile aiutare se stessi a ripristinare l'equilibrio.
Infine, nei casi in cui il caregiver si senta davvero "perso", stia affrontando decisioni molto importanti per sè e per il suo caro oppure abbia da poco perso la persona di cui si prendeva cura, può risultare utile un trattamento particolare: l'Allineamento Reiki.

Se sei un caregiver, prenditi cura di te stesso.
Se ne conosci uno, parlagli del Reiki.
In ogni caso io ci sono,  CONTATTAMI!