29/05/17

Il Reiki e la meditazione

Il Reiki e la meditazione sono strettamente collegati fra di loro. Del resto come potrebbe essere altrimenti visto che la tecnica stessa del Reiki è scaturita dall'intensa e prolungata meditazione di Mikao Usui che nel 1922 si ritirò per 21 giorni sul monte Kurama. Si può praticare Reiki e anche la meditazione, si può praticare Reiki in uno stato meditativo o meditare inserendo l'autotrattamento Reiki. Insomma le sinergie possibili sono davvero molte......


Ma cosa vuol dire meditare?
Il termine meditazione rimanda a molteplici aspetti ed immagini. Punto fondamentale è comprendere che meditare vuol dire concentrare il proprio flusso mentale su un unico aspetto. Significa sviluppare la qualità della presenza. Quante volte nella giornata si compiono azioni in maniera automatica, senza quasi accorgersi di farle? Meditare significa imparare a stare nel qui e ora: allenare la mente ad essere una fedele alleata, uno strumento di supporto e di evoluzione.
La meditazione è quindi uno stato mentale: per raggiungerlo, esistono molte tecniche. Alcuni consigliano di focalizzare l’attenzione sul respiro e sulle sue mutazioni, altri sulle sensazioni fisiche; altri utilizzano mantra, visualizzazioni, etc… Esistono svariate tecniche poiché esistono svariate tipologie di persone: ognuno può trovare quella più adatta a se stesso e alle proprie specifiche caratteristiche. Meditare è compiere l’azione (fisica o mentale che sia) in uno stato di completa attenzione e presenza, vivendo pienamente l’attimo.
La pratica meditativa ci allena ad osservare ciò che sta accadendo nel momento presente, nel corpo, nella mente, nelle emozioni. Questo torna utile anche durante gli autotrattamenti o i trattamenti alle altre persone. Le esperienze con il Reiki fanno emergere sensazioni o risultati eclatanti, ma molto spesso sono invece sottili ed impercettibili. Se ci si allena all'impercettibilità sarà più semplice accorgerci dei benefici aumentando così motivazione e pratica. Chiaramente il Reiki agisce indipendentemente dal fatto che lo si osservi o meno, essere "presenti" aiuta però ad approfondirne la comprensione e stimola a proseguire la pratica.

Qualunque trattamento reiki costituisce di per se stesso una meditazione.
Per la maggior parte delle persone il Reiki è più facile della meditazione. Ma è vero anche che, in presenza delle consizioni idonee, l'utilizzo del Reiki porta ad uno stato meditativo. Un trattamento reiki si svolge in maniera molto semplice: l’operatore compie un’azione preliminare, chiamata “centratura“, dopo di che pone le mani sul ricevente, ponendosi in ascolto delle sensazioni che gli arrivano. La centratura è il momento in cui ci si stacca dalla routine, per creare uno spazio di attenzione indirizzata e di ascolto empatico. Si tratta di porsi nel qui e ora, prestando attenzione semplicemente a quanto avviene nel trattamento, e nulla di più. Da quanto descritto, risulta evidente che il trattamento stesso ha tutte le caratteristiche di una meditazione, con i relativi benefici.  Non a caso, è prassi (corretta) affermare che il trattamento reiki porta beneficio non solo a chi lo riceve ma anche al praticante. Non si può essere centrati se non si è nel flusso meditativo.

Praticare Reiki durante una sessione di meditazione
Le tecniche di meditazione sono molte. In quelle di tipo statico (dove non c'è movimento) è possibile sperimentare un auto-trattamento Reiki (ovviamente semplificato posizionando i palmi in un'unica posizione fissa facendo in modo che le braccia siano comode e non contratte). Io personalmente ho inserito l'autotrattamento Reiki nella mia sessione giornaliera di Meditazione Trascendentale (30 min). Non ho creato questo abbinamento da subito, ho lasciato passare un pò di tempo. All'inizio ho mantenuto separate le due pratiche quotidiane (meditazione e Reiki). Avevo infatti provato ad importare il Reiki durante la meditazione ma questo, in una fase dove ancora le sensazioni fisiche erano varie e più forti, tendeva a distrarmi dalla pratica meditativa. Con il tempo, diminuendo le sensazioni (ed aumentando invece i risultati del Reiki), ho provato di nuovo e con grandi benefici.
Le braccia le lascio cadere morbide posizionando i palmi delle mani sulla zona del basso ventre.
Questa prassi è diventata per me uno dei tanti modi con cui arricchisco il mio "minutaggio" quotidiano di Reiki (insieme al Reiki fatto in coda, guardando un film, al computer....).

La meditazione nel Reiki tradizionale
Mikao Usui faceva utilizzare ai suoi allievi la meditazione Gassho.
«La parola giapponese Gassho significa due mani giunte. Effettuate Gassho congiungendo le mani davanti al centro del cuore. Il signor Ogawa suggeriva di tenerle in modo che, quando si espira dalle narici, le punte delle dita siano delicatamente sfiorate dal soffio; ciò serve a capire a quale altezza devono trovarsi. Durante la meditazione, inspirate dal naso ed espirate dalla bocca. Secondo la normale pratica del Qi Gong, inspirando dovete mantenere la lingua contro il palato, lasciandola poi ricadere quando espirate: in tal modo, si completa il circolo dell'energia nel corpo e nella mente. Chiudete gli occhi e sedetevi in posizione rilassata, su una sedia o sul pavimento, nella postura del loto o del mezzo loto. Mantenete la schiena più dritta possibile, senza forzarla; se necessario, sostenetela con qualcosa. È lecito anche appoggiarsi contro una parete. (...) Sedetevi e congiungete le mani davanti al petto. Concentrate completamente l'attenzione sul punto dove i medi si toccano e dimenticate tutto il resto. Una volta che avrai acquisito esperienza, potrai meditare dovunque e in qualsiasi momento, con gli occhi chiusi o aperti; lo stato meditativo entrerà allora in tutte le tue azioni e in ogni momento della tua vita, riempiendoti l'esistenza di serenità e armonia. Se ti è possibile, mantieni gli occhi chiusi tutto il tempo, così da conservare l'Energia dentro di te; infatti, siamo abituati a guardarci attorno e ad essere stimolati da impulsi visivi, i quali provocano una serie di pensieri che seguiamo automaticamente, finendo nel caos dell'incosapevolezza. Se hai qualche difficoltà a praticare ad occhi chiusi, puoi tenerli aperti, ma lasciali però "persi nel vuoto" (non mettere a fuoco nulla), e non battete le palpebre; anche se nel giro di qualche minuto cominceranno a lacrimare, non desistere, e con la pratica vedrai che andrà sempre meglio. Ora lascia che il respiro entri da solo nel tuo corpo: non modificarlo in nessun modo, ma limitati ad inspirare profondamente fino al ventre, espandendo la pancia ad ogni inspiro (respirazione addominale). Se la tua pratica sarà costante, ben presto il respiro penetrerà sempre più in profondità nella tua pancia. L'obiettivo della meditazione Gassho è quello di accrescere l'Energia del praticante e portarlo in uno stato meditativo. Eseguila quotidianamente, alla mattina o alla sera (oppure in entrambi i momenti), in gruppo o da solo (la durata della pratica è di circa venti/trenta minuti). Le regole per una perfetta meditazione Gassho sono estremamente semplici: concentra completamente tutta la tua attenzione sul punto dove le dita medie delle mani si toccano, e dimentica tutto il resto. Secondo Usui Sensei, praticare questa meditazione, aumenta la nostra possibilità di canalizzare il Reiki»
da Walter Lübeck, Frank Arjava Petter, William Lee Rand, LO SPIRITO DEL REIKI, Edizioni Mediterranee, 2003, pag. 120

La meditazione Gassho (anche solo pochi minuti) può essere praticata come introduzione agli scambi Reiki allo scopo di facilitare il passaggio dalla frenesia della vita quotidiana alla presenza mentale della pratica Reiki.