Dall'articolo uscito su Repubblica (febbraio 2007) il racconto di un interessante esperimento al COES il centro oncologico delle Molinette.
"Il primo Il giapponese Mikao Usui. A inizio '900 scoprì "il segreto del benessere" e lo insegnò. Il Reiki è un'antica medicina orientale che agisce sulle cause dei malesseri e consiste nel trasmettere l'energia vitale attraverso le mani. Dall'esperienza di altri Paesi nel mondo, è arrivata negli ospedali anche in Italia ed è stata sperimentata tra i pazienti oncologici in un primo studio pilota effettuato al Coes il centro oncologico delle Molinette.
Il risultato è a dir poco sorprendente: il 98 per cento delle persone trattate con il reiki ha dichiarato di averne tratto un beneficio psicofisico. La sensazione descritta è di un sensibile calo dell' ansia soppiantata da un effetto di rilassamento generale, accompagnato da una piacevole sensazione di calore e da un notevole miglioramento dell' umore. In una piccola percentuale (il 10 per cento) i pazienti hanno dichiarato di aver avvertito anche una riduzione del dolore.
Il risultato è a dir poco sorprendente: il 98 per cento delle persone trattate con il reiki ha dichiarato di averne tratto un beneficio psicofisico. La sensazione descritta è di un sensibile calo dell' ansia soppiantata da un effetto di rilassamento generale, accompagnato da una piacevole sensazione di calore e da un notevole miglioramento dell' umore. In una piccola percentuale (il 10 per cento) i pazienti hanno dichiarato di aver avvertito anche una riduzione del dolore.
Lo studio pilota, condotto su 27 malati in day-hospital, è solo una delle medicine palliative sperimentate al Coes. I trattamenti prevedevano quattro sedute gratuite per ogni paziente, in tutto ventisette (tra cui 19 donne), di età compresa tra i 30 e i 70 anni. Anche se per otto di questi malati le terapie in day hospital si sono interrotte prima della conclusione dello studio. E l'esperimento del Coes ha suscitato un discreto interesse da parte dei pazienti che si sono sottoposti con curiosità alle sedute reiki proposte da un gruppo di volontari di un' associazione torinese che si chiama Cerchio di luce.
La responsabile è Nadia Bosia: «Siamo otto operatori che dedicano quattro ore a settimana al progetto del Coes. Non avviciniamo noi direttamente i pazienti, ma è il personale medico a segnalarci chi potrebbe essere interessato oppure sono i malati stessi a chiederci di provare dopo che hanno sentito parlare del nostro progetto. L' atteggiamento generale in reparto è quello di curiosità verso una pratica ancora poco conosciuta in Italia».
Il reiki affianca invece la terapia convenzionale in numerosi centri ospedalieri di tutto il mondo. è utilizzato come supplemento della terapia, su pazienti con una diagnosi definita, che stanno già ricevendo un trattamento farmacologico. Consiste nel trasmettere l' energia vitale attraverso le mani e si è dimostrato particolarmente adatto alla situazione ospedaliera e di day hospital, poiché può essere praticato in ogni situazione senza l'uso di strumenti particolari, con il semplice appoggio delle mani sul corpo del paziente.
Diverso dalla pranoterapia che si serve dell'energia del terapeuta, il reiki sfrutta invece le mani e il corpo di chi lo pratica come un canale che trasferisce la cosiddetta energia universale al corpo del paziente.
Trattandosi di una medicina palliativa non ha ovviamente controindicazioni né effetti collaterali, nella peggiore delle ipotesi può non avere alcun effetto.
Il nome Reiki in lingua giapponese significa "energia vitale universale": a sinistra l'ideogramma gli effetti Secondo la teoria, il Reiki stimola la vitalità e le difese naturali dell'organismo"
di Ottavia Giustetti
di Ottavia Giustetti